Claire Dartigues & la moda sostenibile

La sua prima collezione New York by Night! si ispira alle luci dei palazzi di notte
Claire Dartigues amp la moda sostenibile

Si definisce creativa e razionale insieme: Claire Dartigues è una designer francese d’origine, che ora risiede a New York. Oltre allo stile, la sua bandiera è la sostenibilità.

Claire, raccontaci qualcosa di te. Ho studiato violino per 18 anni, amo la musica , l’arte e la cultura. In particolare le emozioni che sanno dare. Ho fatto molto teatro e volevo fare l’attrice prima di diventare stilista, proprio per questo lato psicologico: un attore deve sentire il personaggio ed entrare nel ruolo! Ma mi piace anche risolvere un problema di matematica! Mi piacciono le lingue straniere e le culture diverse; parlo inglese, spagnolo e anche un po’ di italiano e di cinese! Creo moda per la gente e non per seguire uno stile o un trend, vorrei  aiutare le donne a sentirsi bene nel proprio corpo e nella propria mente. Sono molto sensibile al tema della sostenibilità  perché credo che siamo tutti responsabili di ciò che accade attorno a noi ed è importante cambiare il nostro atteggiamento per proteggere e il pianeta  e le persone. La sostenibilità non si compra, si deve mettere in atto. Vestire in modo intelligente per vivere meglio!

Cosa ti piace della moda? Mi piace il fatto che ci aiuta a esprimere noi stessi, a esprimere un sentimento, uno status sociale, una condizione finanziaria, un evento importante nella nostra vita: tutto attraverso gli abiti. Credo sia affascinante vedere come la gente si veste ogni giorno, mi piacciono le emozioni che la moda crea e l’immagine che la moda rimanda della nostra società.  Mi piacerebbe sviluppare un brand a partire dalle emozioni delle donne e attraverso colori, forme e  texture, soddisfare i loro bisogni e  sentimenti. Cerco anche di sviluppare soluzioni sostenibili nelle mie creazioni come prodotti ‘zero waste’, a rifiuti zero.

Chi o cosa ti ha ispirato a diventare una stilista? Sono cresciuta in una famiglia di creativi, e le donne si facevano tutto da sole. Dalle tende di casa agli abiti ai costumi per la danza.  Inoltre, osservare i miei genitori aiutare gli altri, e sostenere i progetti sociali lungo tutta la mia infanzia è stata un’ispirazione che voglio faccia parte delle mie creazioni.

Come descriveresti il tuo stile? La comodità è molto importante e il mio stile è un mix fra elementi classici e moderni. Mi piacciono le forme architettoniche mescolate con tessuti classici o forme classiche con tessuti innovativi. Amo anche i colori, ma devono essere armonici.

Parigi vs. New York. Cosa ami di queste due città? E perché hai scelto New York? Parigi è una città bellissima, ricca di cultura, arte e storia. New York è una città multiculturale con un’architettura fantastica. Ho scelto di vivere a New York perché qui tutto è possibile, se lavori duro e non smetti mai di credere ai tuoi progetti. A New York tutto si muove velocemente e ci sono un sacco di opportunità.

Teatro, musica e poi la moda: quando e perché hai deciso di diventare una designer? Teatro e musica fanno parte del mio background, non ho mai pensato potessero diventare anche un lavoro. Ho deciso di diventare stilista quando studiavo  Business & Marketing e pensavo a come si potessero creare  abiti più belli con una vestibilità migliore per le donne. Non mi sento mai a mio agio nei miei abiti, cercavo soluzioni per una vestibilità migliore e ho capito che non era solo quello, bisognava anche capire come si sente una donna nella sua vita, perché anche quello influenza i suoi abiti. Ho deciso quindi di andare a studiare fashion design alla  Parsons per imparare la costruzione dell’abito  e per poter un giorno sviluppare il concept del mio brand. Quando studiavo Business & Marketing mancava la parte creativa, quindi studiare fashion design è stata una della cose migliori che potessi fare.

New York by Night! è la tua prima collezione? Sì lo è.

Raccontaci qualcosa degli abiti della collezione: l’ispirazione, i materiali, le silhouette… New York by Night!  si ispira all’attrazione per le luci dei palazzi di notte in una grande città, le luci sui colori e sulle forme. Tutto quello che vediamo intorno a noi è determinato dall’intensità della luce, e volevo esprimere  come cambia con i miei abiti. Tutti i tessuti sono upcycled, ovvero ho riutilizzato le stoffe di brand di lusso francesi come Louis Vuitton, Sonia Rykiel, e Chanel. I tessuti che ho usato sono tweed, crepe de chine, seta, lana... Ho anche riciclato camicie bianche di Golden Boy per alcuni look, sono il simbolo dell’affermazione delle donne nel mondo. L’idea di una collezione sostenibile  che utilizza tessuti di lusso serve a far capire alla gente che la sostenibilità può essere elegante e stilosa. Le  silhouette sono molto femminili, con la vita segnata, maniche ampie, abiti e gonne fluide. Ho anche lavorato sul movimento  dei tessuti, con gli abiti ‘skyline’ o le maniche ‘Chrysler Building’. Mi sono ispirata agli edifici più famosi di New York: l’Empire State Building e il Chrysler Building.

Come è stata la risposta del mercato? Ho avuto un feedback molto positivo sulla linea degli abiti, sulla scelta dei tessuti, e anche sui colori. Alle clienti piacciono molto il cappotto e il vestito ‘Skyline’. Amano il fatto che la collezione è molto creativa ma al tempo stesso portabile.

Che cosa significa per te  “sostenibilità” nella moda? La moda sostenibile è un’azione di portata non indifferente, qualcosa che non può più essere trascurata  dai brand e dagli stilisti. La moda sostenibile dovrebbe essere una cosa normale, come la data di scadenza sui cibi.  È un modo per proteggere il pianeta e le persone , ma senza interrompere il sogno della moda. Può verificarsi in qualunque fase del Fashion System, dalla creazione alla distribuzione, si può essere sostenibili usando tessuti riciclati o upcycled, creazioni a rifiuti zero, e materiali sostenibili  senza componenti chimiche, ad esempio. Ma si può anche ridurre l’uso di energia elettrica, carta e  prodotti chimici. Per me è più una questione di atteggiamento che di denaro.

Descrivi il tuo brand in 5 parole Non ho ancora ufficialmente un brand, ma quando lo avrò sarà: -       Creativo -       Elegante -       Emotivo -       Sostenibile -       Portabile

Che tipo di donna ti piacerebbe vestire? Le donne per cui disegno abitano in una grande città, sono sempre connesse con il mondo grazie ai social network,  ma anche con la vita reale grazie ad associazioni e community. Rispettano se stesse e gli altri, sono molto sensibili all’ambiente e alla sostenibilità. Sono anche divertenti e sempre entusiaste nella vita di tutti i giorni. Amano la gente e la vita. Amano sorridere e passare bei momenti con la famiglia e gli amici. Amano viaggiare per scoprire nuove culture. Amano fare  trekking, andare in bici, camminare o praticare altri sport che le fanno sentire vive e in forma.  Ascoltano le proprie emozioni e seguono il  proprio istinto.

Hai una musa? Non ho una vera musa, mi ispirano le donne della mia famiglia, quelle intorno a me ma anche le attrici del passato come Jean Seberg, Audrey Hepburn, Brigitte Bardot,  la ‘girl attitude’ delle generazioni passate (dopo la Seconda Guerra Mondiale, negli anni 90). Mi affascinano anche le personalità estreme.

Raccontaci dei premi che hai ricevuto Ho vinto un riconoscimento da parte di Catherine Schuller, che ha fondato ‘ Runway the Real Way’, un movimento che si batte per la diversità e l’eguaglianza nella moda. Mi hanno assegnato il premio nel giorno dedicato alla Terra, l’Earth Day, al Novotel Hotel di Times Square nel corso di una sfilata sostenibile che aveva organizzato per sostenere il mio impegno nella moda. Un premio che ha un grande valore simbolico per me, mi ha incoraggiato a lavorare sempre di più, mi ha dato molta sicurezza.

Progetti futuri? Sono semifinalista all’Eco Chic Design Award. Se passo in finale (lo saprò a maggio), potrò presentare la mia nuova collezione sostenibile a  Hong Kong, il prossimo settembre. Ecco il link al mio concept. Mi piacerebbe anche sviluppare il mio brand in senso ‘emotivo’ per le donne, raccogliere interviste, capire cosa provano riguardo ai loro abiti, ai colori, alle forme, insomma realizzare una specie di documentario sulle persone, e non solo sugli abiti.