Colombera&Garella, i giovani ambasciatori del Nebbiolo dell’Alto Piemonte

Tra Lessona, Masserano e Roasio, una giovane azienda produce Bramaterra, Coste della Sesia, Lessona. Reportage da Cascina Cottignano, nel Biellese

Luca Martinelli
7 min readFeb 1, 2018

Le colline dell’Alto Piemonte le capisci prima di tutto guardandole dall’alto. “Tra i boschi, che occupano quasi tutto, c’è qualche vigneto, che resiste alla vegetazione” racconta Giacomo Colombera, che è nato nel 1992 e oggi produce vino tra Masserano e Lessona, in provincia di Biella. E invita a camminarci, per quei boschi, “perché è l’unico modo per vedere tutti i terrazzamenti, che raccontano di un tempo quando qui era tutto coltivato. C’erano vigne ovunque” spiega Colombera, prima di passare in rassegna gli eventi di cent’anni fa che hanno contribuito a modificare profondamente il paesaggio: la terribile grandinata del 1904, che ha distrutto tutte le vigne di Nebbiolo, Croatina e Vespolina, le tre più importanti varietà autoctone della zona; la Prima Guerra mondiale, che portò via gli uomini dalle campagne; l’industria tessile, che nel Dopoguerra attirò contadini allettati dall’opportunità di diventare operai. “Fare il vino era rischioso, perché quantità e qualità del prodotto dipendevano anche da fattori esterni, e comunque faticoso; chi lavorava in fabbrica, a confronto, si riposava, ed era sicuro di prendere quello che era stato pattuito” dice Colombera.

Le difficoltà, per chi fa vino in quest’area, ci sono ancora: c’è poca cultura, dal punto di vista commerciale; chi sceglie di fare il vino, è considerato un contadino. E poi i vigneti, che sono sempre in mezzo ai boschi, impongono un difficile controllo della fauna, perché appena qualcosa matura in vigna cinghiali, caprioli o cervi ne approfittano. “A meno di fare recinzioni fisse, e molto profonde, gli animali non hanno problemi ad entrare, per mangiare gli acini dal grappolo -sottolinea Colombera-. A parte queste, altre difficoltà riguardano la produzione: il tipo di esposizione e la qualità dei terreni non permette di ottenere più di 50 quintali per ettaro, anche se i disciplinari delle denominazioni del territorio autorizzano a produrne anche 75 o 80. Volumi possibili solo se fai una viticoltura che spompa la pianta, concimando, magari chimicamente… in questi casi, però, il frutto che porti a casa, e il vino di conseguenza, non hanno niente del territorio…”.

Per capire il legame con l’Alto Piemonte di Giacomo Colombera, e della sua cantina, che si chiama Colombera&Garella, bisogna tornare al 1992. Nell’anno in cui è nato, i suoi hanno acquistato la Cascina Cottignano di Masserano, avviando i lavori di ristrutturazione che sono continuati fino ai primi anni Duemila. Della proprietà faceva parte anche un po’ vigna, “il pezzo piccolino davanti e quello dietro la casa -spiega oggi-: inizialmente mio papà Carlo lavorava ancora nel mondo del riso, e seguiva la vigna nel tempo libero, con il nonno. Nel 2000 ha iniziato a vinificare: pochissime bottiglie, da distribuire ad amici e parenti, qua in zona. Era ancora un secondo lavoro: nel 1996, aveva smesso di lavorare nelle risaie, e per imparare a fare il vino era diventato trattorista. Fino al 2005 è stato un dipendente della Cantina Antoniolo di Gattinara (VC)”.

Nel 2002, intanto, Carlo Colombera pianta un ettaro di vigna a Cottignano, e ne affitta mezzo. A quel punto, il “corpo” aziendale misura due ettari. Tre anni dopo, arriva la possibilità di affittare una vigna di cinque ettari a Roasio, quella dello storico viticoltore Emilio Morino Perazzo, che era ormai anziano e non riusciva più a gestirla in autonomia. “Con sette ettari non puoi fare due lavori -dice oggi Giacomo Colombera-, e così mio papà a quel punto si è dedicato totalmente alla propria cantina: produceva Bramaterra DOC e Coste della Sesia DOC, e vendeva il resto delle uve alle Tenute Sella di Lessona. Nel 2007 abbiamo poi costruito anche l’ettaro a Lessona, in località Pizzaguerra, e questo ‘chiude l’azienda’. È così che oggi abbiamo otto ettari di vigne”.

Carlo Colombera ha continuato per alcuni anni a produrre qualche migliaio di bottiglie, e a vendere l’uva. Finché Giacomo non ha scoperto la passione per il vino. “Nel 2011, dopo la maturità, ho iniziato a studiare viticoltura ed enologia ad Alba. Capì che in un territorio come il nostro, con rese così basse, non aveva senso vendere l’uva o il vino sfuso, e che l’obiettivo doveva essere uscire con le nostre bottiglie. Alla fine dell’estate del 2010 ero andato a fare la vendemmia alla Tenuta Sella. Lì conobbi Cristiano Garella, che è nato nel 1984 e lavorava come enologo, dopo gli studi ad Alba. Gli raccontai del mio progetto, lo coinvolsi. Scommettemmo così su un’etichetta nostra: eravamo gli unici due giovani del circondario ad aver studiato enologia, e avevamo idee e una visione simile. Nel 2010, così, ci siamo lanciati con Colombera&Garella. I nostri primi vini sono usciti nel 2013. Nel frattempo, mentre studiavo, ho fatto ancora due vendemmie da Sella, per imparare, nel 2011 e nel 2012”. In Langa, intanto, Giacomo affinava la conoscenza con i vini locali, i grandi rossi a base Nebbiolo, scoprendo che quelli che tornava a bere quando rientrava nel Biellese non avevano niente da invidiare ai più blasonati. “Là c’era stato un progresso tecnologico, e la viticoltura era senz’altro più curata. Ma ero convinto di poter fare prodotti di qualità anche nell’Alto Piemonte. Non credo che questa sia la zona più figa del mondo, ma se oggi mi chiedessero ‘dove vuoi fare vino, Giacomo?’ non esisterei a rispondere ‘qua, dove lo faccio già’” sottolinea. La scuola di Alba Colombera l’ha finita nel 2015.

L’anno della svolta per la nuova cantina è però il 2013, quando ha appena 21 anni: dopo aver prodotto 5mila bottiglie il primo anno, e 10mila nel 2012, la cantina Colombera&Garella arriva a 22mila. “Era uscito sul mercato il nostro primo vino, il 2010, e ci rendemmo conto del potenziale che aveva. Si interessarono subito a noi anche numerosi importatori, e così abbiamo iniziato a vinificare tutto ciò che produciamo. Oggi siamo nell’ordine delle 22mila-25mila bottiglie”. L’80 per cento viene venduto all’estero, negli Stati Uniti, in Canada, in Australia, in Giappone, in Francia, in Svizzera, in Austria, in Belgio, in Danimarca, in Svezia e in Norvegia.
In Italia, invece, sono distribuiti da GluGluWine e (nel Biellese) da OttobreRosso, un’altra avventura intrapresa insieme da Cristiano e Giacomo, “per vendere i vini dell’Alto Piemonte, e quelli che piacciono a noi -racconta il giovane vignaiolo di Masserano-. A marzo aprirò, con altri due amici, anche un wine bar a Biella. Si chiama ‘l’Avvelenata’, e anche lì sarà possibile trovare i nostri vini”. Che sono sono tre, Bramaterra, Coste della Sesia e Lessona, tutte DOC a base Nebbiolo. Tutte le etichette raffigurano Cascina Cottignano.

Anche se le vigne distano in alcuni casi 500 metri in linea d’aria, i terreni da cui provengono sono profondamente diversi: “il Bramaterra nasce a Cottignano, da Nebbiolo, Croatina e Vespolina, su un terreno vulcanico, argilloso e con porfidi che si disgregano facilmente -racconta Giacomo Colombera-: qui a Masserano la terra è ferrosa, mentre a Roasio, dove ci sono le vigne da cui produciamo il Coste della Sesia, il terreno è più sabbioso, con poche rocce vulcaniche. A Lessona, invece, ci sono pure sabbie di origine marina, e scavando nei vigneti capita di trovare anche dei fossili”. Campioni dei tre terroir, che danno vita a vini profondamente diversi, stanno nella piccola sala degustazione, dove intervistiamo Giacomo Colombera prima di visitare la cantina e camminare per le vigne. Mentre parliamo entra il padre, Carlo. Lunghi baffi, barba, e lo sguardo di chi con il figlio ha costruito un’intesa che non è data solo dal legame di sangue: “Pa’, come l’hai vissuto il passaggio da te a me?” gli chiede Giacomo. “Terribile”, risponde Carlo, ridendo sotto i baffi. “La realtà è che mio papà non ha mai amato la vinificazione, ed è sempre stato un uomo abituato a lavorare in campagna, ed estremamente pratico -riprende il figlio-. Lui non vedeva l’ora, cioè, che qualcuno facesse quei lavori ‘pesanti’, come le notti di vendemmia al freddo in cantina, o la potatura all’esterno in inverno e la palizzatura d’estate, in vigna sotto il sole. La verità è che lavoriamo insieme: ognuno ha i suoi compiti, e responsabilità. Così la cantina e la commercializzazione sono roba mia, con Cristiano, mentre la gestione dei lavori in vigna dipende da lui”.

Con Giacomo, titolare dell’azienda è il fratello Guglielmo, che ha 21 anni e sta studiando ad Alba: “Abbiamo ottenuto un finanziamento, nell’ambito del Piano di sviluppo rurale. Un premio di insediamento che ci permetterà di fare la cantina nuova”. Squaderna sul tavolo il progetto edilizio: cantina, sala degustazione, una grande terrazza sui vigneti. È un’espansione dell’edificio esistente, “che è stato progettato da mio papà nel 2006, per fare 5mila bottiglie da vendere a parenti ed amici, e che oggi è al limite” dice Giacomo Colombera. L’azienda cresce: oggi c’è un dipendente fisso, cui presto se ne aggiungerà un secondo, part-time, e sono entrambi due ragazzi cresciuti a Lessona. “E poi c’è mia mamma Michela, una figura fondamentale: si occupa di tutta la parte burocratica, e anche della relazione con le banche”. È per questo, probabilmente, che a Giacomo Colombera piace definire i suoi vini “artigiani, vini che nascono da una famiglia”, da un’azienda capace di crescere poco alla volta, “perché può investire un capitale fatto di relazioni”.

I vini di Colombera&Garella sono distribuiti da GluGlu Wine.
Per contatti: Luigi Fracchia, fracchiagiardina@gmail.com, 348 756874;
Mauro Cecchi, maurocecchi70@gmail.com, 348 7774981

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Luca Martinelli

Giornalista professionista. Mi occupo dell’ufficio stampa della Strategia Nazionale Aree Interne. Appassionato di vini naturali, collaboro con GluGlu Wine