La sottile arte del camminare sul filo del rasoio

Ci penso da ieri, voglio iniziare questo articolo ponendovi un quesito.

Se mangiate una barretta proteica vi sentite in colpa per aver “sgarrato”?

Rifletteteci: siete a casa, appena rientrati dal lavoro o dalla palestra, avete voglia di un piccolo snack e vi fiondate su quella barretta proteica gusto cocco e cioccolato. Niente di meglio per integrare nell’alimentazione di uno sportivo standard e per soddisfare la voglia di dolce.
Ora la barretta è finita e voi siete soddisfatti.

Giusto?!?
E, se invece della barretta proteica marca X aveste optato per una classica bar al cioccolato, ai cereali, un biscotto, un gelato, o altro, credete sareste stati assaliti dai sensi di colpa in stile “ommioddio anche se lo faccio rientrare nel piano è pur sempre un cibo spazzatura che mi farà ingrassare di dieci chili seduta stante”?
E non partite in quinta elencandomi i vantaggi dell’utilizzo dei dolcificanti (nello specifico mi riferisco alle barrette proteiche, anche se scommetto non vi stupirebbe sapere che pochissime hanno degli ingredienti accettabili) al posto dello zucchero, o accennando al fatto che esistono prodotti creati appositamente per la nutrizione sportiva, o qualsivoglia altra giustificazione.

Il motivo reale è un altro: suggestione.

Ora possiamo entrare nel vivo dell’argomento.
Cos’è per me l’equilibrio applicato al regime alimentare?
Io su instagram sono molto assidua, a volte vi propino ricette (magari di dubbio gusto), a volte piatti asettici, colazioni buone insieme ad altre meno buone, pranzi e merende random. Non so cosa sia esattamente il mio profilo: non sono ricette, non è un diario alimentare, non è un palcoscenico dove mostrarmi. E’ un percorso, una strada, un mezzo ed un punto di partenza. E lì, su quella piattaforma, io vedo, osservo, ma soprattutto rifletto. E, in particolar modo negli ultimi tempi, ho visto ostentare equilibri psico-fisici dalle radici quasi inesistenti, dalle fondamenta labili ed instabili.
Io non ho verità assolute, sia chiaro. Non ho formule magiche o risposte alle mille domande che mi vengono poste. Io so solo quello che funziona su di me, frutto di mille e mille (ed ancora mille) tentativi.
Per me è equilibrio tanto una barretta proteica quanto un bignè alla crema.
Per me è equilibrio la frittura di pesce così come l’olio evo a crudo.
Eppure se mi devo trovare a scegliere opto sempre per la soluzione più salutare (non è il caso delle barrette proteiche), non per obbligo, mi viene naturale.
Può comunque capitare che mi venga voglia, che so, di un Twix. Confesso di averne qualcuno in un cassetto del comodino a fianco del letto. Come mai? Un giorno ero a fare la spesa e li ho comprati, in maniera del tutto naturale, allo stesso modo in cui compro la frutta fresca. Quando mi andrà di mangiarne uno lo farò, ogni tanto scordo di averli.
Questo perché io non riesco a vivere il cibo come un continuum in cui devo necessariamente decidere di pormi su una o sull’altra estremità.
Penso che un buon equilibrio derivi in primis dalla scelta degli alimenti. Non quelli che ti mangi appunto, la scelta avviene molto prima, nella testa, anche mentre sei a far la spesa.
Mi spiego meglio: quando esco a far rifornimento di cibo (e ciò accade praticamente ogni giorno) io mi perdo tra gli scaffali, osservo tutto, leggo tutto, guardo tutto e tocco altrettanto. Sono l’incubo dei commercianti e di eventuali accompagnatori, ci perdo le ore.
Quando entro in un supermercato non vado dritta al banco della verdura o al reparto prodotti salutari. Prendo in mano i pacchi di biscotti, guardo il gelato, mi chiedo se prendere quel pacco di brioches laggiù mentre nell’altra mano stringo fieramente il mio cavolfiore puzzoso. La mia dispensa comprende di tutto eppure sempre più spesso mi ritrovo a desiderare alimenti prettamente più sani rispetto a quelli non considerati tali. Perché? Perché sono realmente “presa” da ciò che mi piace, ovvero il genuino. O meglio, la mia “abitudine al genuino”. Mangio così perché così sono abituata a cucinare e a mangiare. Mi nutro così perché mi piace, mi “fa voglia”.
Durante una mia giornata tipo mi accade di riadattare l’introito giornaliero dato dai miei alimenti più e più volte, perché non esiste un “prestabilito”, non è un “devo mangiare questo e quello”. Piuttosto mi chiedo “quanto tempo ho a disposizione e di cosa ho voglia?”. Magari, come le personcine normali, dò un’occhiata alle date di scadenza, ai prodotti aperti all’interno del frigo, alle cose da utilizzare con urgenza. Sarà forse per questo che odio i meal prep su lungo termine.
E’ equilibrio non fissarsi su un unico alimento, non escludere alcun tipo di cibo (sì ok, non mangio la carne ma nessuna fissa specifica, semplicemente mai amata più di tanto, con o senza non mi sento differente).
E’ equilibrio il compromesso.
Se posso, ad esempio, cerco di evitare il pesce da allevamento (il salmone in particolare), tanto quanto il pesce in scatola (punto magari al surgelato se non posso “permettermi” il fresco) e i legumi in lattina, preferendo in questo caso il vetro o i legumi secchi (più spesso). Eppure proprio ieri la mia spesa comprendeva: due confezioni di sgombro in scatola, due di tonno al naturale in lattina, una confezione di salmone selvaggio che ogni volta mi sembra di pagarlo un rene e mezzo, delle seppie fresche e un’orata dal banco del pesce. Sono equilibrata oppure solo mentalmente confusa? Forse entrambe. Ma credo seriamente che non ci si possa ammalare di sanitudine. Se potessi forse comprerei pesce fresco ogni giorno, controllerei personalmente che provenga da mari puliti e non inquinati e che il processo di produzione abbia rispettato ogni singolo passaggio come da procedura legale. Ma ovviamente non posso fare tutto questo, e sono pure povera. Quindi…
Quindi mi adatto, scelgo il compromesso.
Su fa quel che si può, diceva un vecchio saggio.

4 pensieri su “La sottile arte del camminare sul filo del rasoio

  1. Non mi sembra niente di anormale comprare del pesce fresco,in scatola,dei legumi e anche dei twix… io mangio cosí da circa una vita ma adesso va di moda chiamarlo “fit”, da me si chiama mangiare normale, se è avvenuta una decente educazione alimentare… Vabboh😂

      1. Abbiamo chi, scusa? Secondo me avete perso la concezione della realtà.
        Nella realtà non vedo niente di diverso da quello che ho visto sempre.
        La realtà non è su instagram, e su instagram non vedrai mai vita vera ma vetrine.

      2. Ezedra, come precedentemente accennato su questo mio spazio di condivisione, accetto le critiche purché siano frutto di uno scambio di pensieri privo di accuse. Ognuno ha un proprio modo di vedere, interpretare e viversi le cose. Questo mio articolo parla di me e della mia vita e, forse sì o forse no, può aiutare qualcuno che “ha perso la bussola”. Probabilmente non avrò scoperto l’acqua calda ma c’è chi, di questa normalità “perduta” ne fa un problema e lo vive male. Non siamo tutti perfetti.

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